Camille Claudel fu la musa e l’amante di Rodin, ma anche una scultrice straordinaria, rinchiusa in manicomio in quanto donna libera e fuori dagli schemi imposti alle donne in quel periodo.
Fin da bambina manifesta un precoce talento per la scultura. All’epoca le donne non erano ammesse all’accademia di belle arti, ma per Camille viene fatta un’eccezione. Fu così che conobbe Auguste Rodin, celebre scultore affermato nei circoli artistici Parigini, divenendone prima l’allieva e infine l’amante. Quella con Rodin fu una relazione travolgente ma anche tormentata dai pregiudizi della società e dal rifiuto della famiglia di Camille che la disapprovava fermamente.
Molti lavori di Rodin vennero realizzati a quattro mani con Camille, ma mentre Rodin riceveva gli onori, Camille viveva all’ombra, accettando di condividerlo con un’altra donna, dalla quale Auguste aveva avuto un figlio. Alla fine Camille interruppe la sua relazione con lo scultore; fu allora che la madre di Camille, che si era sempre vergognata del comportamento della figlia, decise di farla rinchiudere in manicomio.
Non ne uscirà più: inutili i tentativi di far capire che non era pazza! Quella donna brillante e geniale resterà segregate per oltre trent’anni in una misera stanzetta. “Mi si rimprovera di aver vissuto da sola, di avere dei gatti in casa, di soffrire di manie di persecuzione! È sulla base di queste accuse che sono stata rinchiusa come una criminale, privata della libertà, del cibo, del fuoco. Da dove deriva tanta ferocia umana?”
Alla fine, dimenticata da tutti, si spense nel 1943, dopo trent’anni di prigionia. Il suo corpo venne seppellito in una fossa comune, senza che nessun membro della sua famiglia presenziasse al funerale. Oggi finalmente le è stata resa giustizia e le sue opere vengono esposte accanto a quelle di Rodin.